Sai conoscere lo spot di pesca?”La spiaggia” .

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Conoscere lo spot di pesca “La spiaggia”

Lo spot di pesca non è altro che il posto dove si effettuerà la nostra battuta di pesca.

Per poter scegliere al meglio uno spot di pesca bisogna sapere di tutto e di più su quel posto ed in particolare: il grado di accessibilità allo spot e la sua sicurezza (cioè se sia facilmente raggiungibile e che non ci siano problemi per la nostra incolumità e sicurezza in fase di pesca), la morfologia del fondo, la presenza o meno di correnti e in ultimo conoscere le maree.

Lo spot di pesca non è altro che il posto dove si effettuerà la nostra battuta di pesca

Morfologia del fondo:

Conoscere la morfologia dello spot di pesca vuol dire anche aver possibilità in più di catture, poiché si intuiscono e si conoscono le zone dove si accumulano gli alimenti (sostanze nutritive) che attirano grossi branchi di pesci grufolatori e non solo. Queste sono: le buche, i canaloni e le punte.

Buche: non sono altro che depressioni del fondale che vanno da un’ampiezza minima di pochi metri a diverse decine di metri.

Canaloni: sono depressioni parallele o perpendicolari alla costa, larghe pochi metri ma lunghe anche diverse centinaia di metri.

Punte: sono lingue di spiaggia che si allungano in mare come penisole.

Questo spot è più difficile da interpretare rispetto agli altri due, poiché, bisogna riuscire a capire quale lato sia investito dalla corrente, perché è li che si svolgerà la nostra azione di pesca proprio perché è quello il punto di maggiore accumulo di sostanze nutritive.

Durante l’avvicinamento alla costa i pesci seguono percorsi precisi e approfittano delle strade naturali create da queste depressioni.

Cenni sulle maree:

Le maree sono regolate e causate dalle forze di attrazione della luna e anche del sole sul nostro pianeta.

Il nostro satellite agisce sui mari attraendoli verso di se e generando due onde di marea contemporanee, una in direzione della luna e l’altra dalla parte opposta del globo.

Il livello del mare cresce sia nelle zone del nostro pianeta che si trovano di fronte alla luna sia in quelle che stanno all’esatto opposto (si parla di alta marea) e diminuisce dove l’attrazione della luna non diretta (bassa marea).

Quando il sole e la luna sono allineati rispetto alla Terra oppure sono in opposizione ma giacciono sulla stessa linea immaginaria, le loro forze di attrazione si sommano, generando la marea più alta possibile (maree sigiziali) cioè il momento in cui l’escursione fra l’alta e la bassa marea è al massimo livello.

Ovviamente le maree sigiziali sono le più potenti e quindi sono le migliori per il surf casting.

Il motivo è dato dal fatto che le acque alte che si riversano sulla costa in tale occasione avendo una forza maggiore riescono a disseppellire più cibo dai fondali poco profondi.

In ogni caso, i movimenti delle maree mettono in circolazione le sostanze alimentari che abbondano nel substrato dei fondali che si trovano davanti alle spiagge. Il cambio delle maree attira i pesci e li mette in un certo stato di “agitazione”, attivando loro la frenesia alimentare.

I momenti per eccellenza cui i pesci diventano solitamente più attivi sono quelli del flusso e del riflusso di marea, con il primo che ha preso tra i surfcaster il nomignolo di “momento magico”.

Teniamo conto anche del fatto che la marea si ripete in ogni luogo ogni 12 ore e 25 minuti.

Tipologie di arenili

Assai diverse tra loro, le spiagge che possiamo affrontare per una battuta di surfcasting sono molte e le differenze riguardano tanti aspetti, ad iniziare dalla granulometria della sabbia per continuare con la natura e la profondità del fondale.

Ovviamente tutti questi fattori, insieme alle condizioni meteo marine e alla stagionalità, influiscono notevolmente sulla scelta che dovrà sempre essere fatta attentamente, anche e soprattutto in relazione alla specie che intendiamo insidiare.

Semplificando, possiamo dividere molto schematicamente i tipi d’arenile in tre grandi categorie:

La prima caratterizzata da spiagge molto estese, spesso poco profonde, in alcuni casi lunghe alcuni chilometri ed esposte alle forti mareggiate;

La seconda, invece, da piccole baie, racchiuse tra due punte rocciose, meno battute dal moto ondoso e caratterizzate spesso da fondale più alto e misto.

La terza, infine, sintetizza tutte quelle situazioni dove ci troviamo ad operare in prossimità di dighe portuali, foci dei fiumi ecc.

La scelta, non sempre facile, dovrà essere fatta tenendo conto del periodo e del pesce che maggiormente possiamo trovare in una zona piuttosto che in un’altra, ovviamente scegliendo un’attrezzatura adeguata e specifica alle singole situazioni.

Le spiagge piccole e ciottolose

Molto interessanti, sostanzialmente ricche di pesce in quasi tutte le stagioni, le piccole baie racchiuse tra due punte di roccia, presentano un fondale spesso misto dove tratti di sabbia si alternano a praterie di posidonia e rocce sparse;

in sostanza un ambiente ideale per saraghi ed orate che qui trovano le condizioni ideali per alimentarsi.

Spot di pesca spiagge ciottolose

Generalmente profonde, ottime al centro spiaggia, si possono affrontare agevolmente perché non necessitano di lanci particolarmente lunghi e in molti casi offrono le maggiori garanzie di successo in condizioni di mare poco mosso o addirittura piatto. In questa stagione, poi, considerando che è di notte che si ottengono i risultati migliori, rappresentano sicuramente degli ottimi hot spot, dato che è bene ricordare che in estate è fatto divieto di pesca dalle otto del mattino alle 20 su tutte le spiagge italiane, salvo rarissime eccezioni.

Per quanto riguarda l’attrezzatura, Il fondale misto e ciottoloso, impone l’impiego di attrezzature particolari e montature adatte; in altre parole, è necessario impiegare canne sensibili ma al tempo stesso sufficientemente potenti, in modo da garantirci un’azione di pesca efficace in caso d’incaglio.

Stessa cosa per quanto riguarda la scelta dei mulinelli che dovrà ricadere su modelli potenti e affidabili, muniti di ampia manovella, caricati con dell’ottimo nylon dello 0,25.

In alcuni casi, però, se le condizioni lo richiedono, è preferibile aumentare il diametro del filo in bobina fino allo 0,28 eliminando lo shock leader che potrebbe causarci problemi al nodo, specialmente in presenza di alghe.

Sicuramente di grande interesse, i tratti di costa in prossimità delle opere portuali, dighe foranee e foci dei fiumi, rappresentano spesso zone di forte richiamo per molte specie di pesce che vi stazionano sempre in abbondanza.

Durante i mesi estivi, poi, questi luoghi si popolano di una grande quantità di minutaglia e tutto ciò, ovviamente, fa aumentare la presenza dei predatori, prime su tutti le spigole che possono assicurarsi facilmente buone quantità di cibo.

Inoltre, in prossimità delle dighe dove il fondale è generalmente elevato, le orate stazionano normalmente, spingendosi abitualmente all’interno dei porti e delle foci dove trovano grandi quantità di cibo, ad iniziare dalle molteplici specie di vermi e piccoli crostacei, spesso presenti in buone quantità lungo le scogliere, sia naturali sia artificiali.

Molto importante, la scelta dell’attrezzatura dovrà necessariamente tener conto delle difficoltà oggettive che spesso si incontrano in questi luoghi e specialmente se ci dedichiamo alla pesca delle orate, è bene dotarci di canne e mulinelli sufficientemente potenti, senza dimenticare un efficace guadino munito di un manico adeguatamente lungo e di un buon tripode, stabile e sicuro.

Infine, nella scelta della montatura, ricordiamoci che la pesca dell’orata impone sempre l’utilizzo di terminali piuttosto lunghi.

Per quanto riguarda le spigole, invece, fermo restando che anche per loro l’impiego di un finale lungo almeno 150 cm è da preferire, si possono alleggerire le nostre esche con piccoli pezzi di schiuma pop-up bianca; durante la notte, specialmente se in prossimità delle nostre canne arriva il bagliore di qualche lampione, le possibilità di cattura aumenteranno notevolmente.

Le grandi spiagge

In ultima analisi, ma non certo per importanza, prendiamo in considerazione la pesca sulle grandi spiagge. In molti casi lunghe anche diversi chilometri, rappresentano il luogo ideale dove praticare il surfcasting, quello dove un bravo pescatore può esprimere al meglio le proprie doti, ad iniziare dalla scelta della postazione che in questi luoghi assume un’importanza decisiva.

Ovviamente le cose cambiano se affrontiamo una battuta di pesca a mare calmo piuttosto che durante una forte mareggiata e, anche in questo caso, la conoscenza delle abitudini alimentari dei pesci e il sapere come loro si muovano lungo una spiaggia di questo tipo ci aiuta molto e può determinare il successo o il fallimento della nostra uscita.

Detto questo, in linea di massima, se volessimo insidiare le mormore in condizioni di mare calmo, opteremo per i tratti di costa in prossimità di una secca dove potremo sfruttare la più piccola bava di corrente, ponendo i nostri picchetti su una punta di sabbia mentre, durante una scaduta, sceglieremo un bel canalone pescando tra la schiuma alla ricerca di una spigola.

Anche in questo caso, sia per quanto riguarda la pesca delle mormore che delle spigole, una particolare attenzione va posta nella scelta delle montature e dei terminali che è bene siano sempre realizzati con la massima cura, impiegando fili e minuteria di buona qualità e prestando la massima attenzione agli snodi, punto sempre assai critico e soggetto alla formazione di grovigli.

Ottima la soluzione che prevede l’inserimento di una micro girella n°24-28 sul trave, racchiusa tra due corallini, il tutto tenuto insieme da due piccolissimi nodi di fermo effettuati con del comune filo da legature.

In sostanza, una montatura semplice ed efficace che ci permetterà di realizzare un trave ad un o più ami, all’occorrenza scorrevoli, in modo da poter posizionare i nostri finali là dove desideriamo.

Ultimo frangente, canale di risucchio e cavo di battigia.

Il primo, il punto favorevole per antonomasia, è il famigerato ultimo frangente. Di questo si è parlato tanto, scritto e discusso, ma la realtà dei fatti dimostra che non tutti sanno esattamente di che cosa si tratta. E altrettanta sorte è capitata alle altre zone della spiaggia sommersa che, come l’ultimo frangente, risultano le più fruttuose. È il caso del canale di risucchio, oppure del cavo di battigia.

Immaginiamo di trovarci in riva al mare, su una spiaggia, una di quelle lunghissime spiagge che ci hanno sempre fatto sognare prede e combattimenti da capogiro.

Ad un certo punto sale il vento, un vento frontale che dapprima increspa la superficie del mare e poi, pian piano, forma delle piccole onde. Il vento aumenta, il mare si ingrossa, la superficie liquida è sempre più irregolare, azzurra e bianca.

Supponiamo che le onde si fanno più numerose, frangono quasi ritmicamente e le creste che spuntano sono via via più lontane dalla riva.

La superficie che ci appare mossa è sempre più estesa: 100, 200, 300 metri e forse più, verso il largo: questa è la zona di battimento dei frangenti.

Per esempio immaginiamo che all’improvviso il vento cessa. Le onde,non più schiacciate dalla massa d’aria in movimento, si sollevano e prendono una forma più regolare, più compatta.

A grandi linee avremo una enorme porzione di mare che appare quasi calma e che strano a dirsi è quella più distante dalla riva, e una zona movimentata, più vicina alla riva, dove le onde si rovesciano su se stesse, la cosiddetta zona di battimento dei frangenti.

Nel primo settore le onde sono appena percettibili, non ci si rende conto della loro grandezza, ma soprattutto non frangono, non hanno la cresta bianca.

La linea di demarcazione che separa queste due zone è appunto l’ultimo frangente. Anche se incostante ed irregolare l’ultimo frangente è lì, tra la zona calma, più lontana, e quella agitata che arriva fino a terra.

Lì, dove il fondo si solleva bruscamente in corrispondenza di un vero e proprio gradino che innalza di botto il fondo.

È quello il punto tanto ricercato, dove noi facciamo cadere le esche. E sarà tanto più lontano quanto più forte è la mareggiata e più bassa la spiaggia.

Ma guardando attentamente la superficie del mare, meglio se dall’alto, la zona di battimento dei frangenti risulta segnata da una o più lingue perpendicolari alla riva che arrivano fino alla battigia, quasi come un estensione della zona calma.

In corrispondenza di queste lingue, l’acqua in eccesso, accumulatasi a riva per il trasporto delle onde, defluisce verso il largo e scava sulla sabbia un vero e proprio canale, il canale di risucchio.

Lungo il canale l’aumentata profondità dell’ acqua fa sì che le onde non interagiscano col fondo, così come succede al largo, ed è per questo che non frangono e la superficie è apparentemente calma.

Si tratta di una delle zone utili dove è sufficiente appoggiare un’ esca per fare delle buone catture, oltretutto senza doversi preoccupare di lanciare obbligatoriamente il calamento a cento o più metri.

Per questo è importantissimo sapere cosa succede sotto la superficie del mare, ma soprattutto è importante riconoscere il canale senza indugio, in mezzo alla turbolenza tipica della mareggiata.

Un’altra zona, anch’essa apparentemente calma, risulta il più delle volte fertile. Si tratta del cavo di battigia.

Un altro canale scavato dalla corrente, questa volta però parallelo alla riva e situato immediatamente dopo il gradino di risacca, quindi a pochi metri dalle nostre canne.

Lungo questo cavo scorre una forte corrente che alimenta il canale di risucchio e che ha lo stesso verso della riva ed il senso della mareggiata.

In pratica se quest’ultima proviene da sinistra il senso della corrente sarà ovest, se invece la mareggiata proviene da destra il senso della corrente che scorre lungo il cavo di battigia sarà est-ovest.

Notate bene che non esistono mareggiate perfettamente frontali per cui anche quando noi saremo sicuri di avere un bel vento in faccia ci sarà una corrente che scorre nel cavo di battigia col suo bel senso verso destra (ovest-est) o verso sinistra (est-ovest).

Un’altra zona, anch’essa apparentemente calma, risulta il più delle volte fertile.

Si tratta del cavo di battigia.

Un altro canale scavato dalla corrente, questa volta però parallelo alla riva e situato immediatamente dopo il gradino di risacca, quindi a pochi metri dalle nostre canne.

Lungo questo cavo scorre una forte corrente che alimenta il canale di risucchio e che ha lo stesso verso della riva ed il senso della mareggiata.

I venti favorevoli alla pesca sportiva

In pratica se quest’ultima proviene da sinistra il senso della corrente sarà ovest, se invece la mareggiata proviene da destra il senso della corrente che scorre lungo il cavo di battigia sarà est-ovest.

Notate bene che non esistono mareggiate perfettamente frontali per cui anche quando noi saremo sicuri di avere un bel vento in faccia ci sarà una corrente che scorre nel cavo di battigia col suo bel senso verso destra (ovest-est) o verso sinistra (est-ovest).

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Pubblicato da Raccontidipesca

Pescatore e blogger per passione ! Nel tempo, ho sperimentato diverse tecniche di pesca, dal surf casting al legering al bolentino,passando dalla bolognese all’inglese, sia in acqua dolce che in mare. Ho seguito l’evoluzione della pesca “moderna”, come lo spinning e l’eging, con le varie sottospecie come il light rock fishing. Grazie agli articoli e ai post che pubblico, ho avuto il piacere di entrare in contatto con numerosi pescatori e appassionati che mi supportano nella scrittura, condividendo le loro esperienze, scoperte, tecniche, novità e suggerimenti. Da più di dieci anni scrivo e condivido le mie avventure di pesca con voi, nella speranza di ispirare e coinvolgere in questa meravigliosa attività. Attraverso il blog e i vari canali social ,come un gruppo e una pagina su Facebook , instagram ,Twitter, Pinterest . Spero che il mio entusiasmo sia contagioso e che, insieme, possiamo continuare a imparare, condividere e goderci la bellezza della pesca. Percorrendo la strada della ricerca dell’aggiornamento e della condivisione cerco di promuovere e condividere la pesca in tutte le sue forme , nel rispetto dell’ambiente e della natura cercando di far conoscere questa difficile parola che è il catch e release. A presto, amici pescatori !