TRAGICOMICHE AVVENTURE DI PESCA A CABO VERDE

THE PREDATOR FISHING CLUB è un’associazione di appassionati di pesca.

Chiunque può farne parte purché sia simpatico, malato di pesca e si attribuisca un nome di battaglia.

Attualmente è composto dal BOSS, L’ESTREMO, WAHOO, VELENO, DORADO, DUNGA, OVER 200, MASO, PROFETA, PIRATA, JUNIOR, BIG TUNA, ARPIONE, RAGNO, CEFALO BLU, SAMPEI,GINGER, MIKIBU, GATO NERO, PICCI, ROSPO, TULIP etc

Il palmares del gruppo è di tutto rispetto: tonno 189 kg, marlin blu 3,65 mt, vela 45 kg, tigre 200 kg, wahoo 1,80 mt, ricciola 45 kg, volpe 115 kg, martello 100 kg, lampuga 25 kg orata di 7 kg etc etc.

Ma questa volta voglio raccontare 3 episodi che non sono finiti in gloria.

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1) BASTA CON GLI SCHERZI

E’ la nostra prima volta a Cabo Verde.

Si va a fare traina con il pensiero fisso a Marlin, tonni, vela, dorado, wahoo, squali tigre.

Ma come rinunciare alla pesca da terra? Si prende di più in una sera che negli ultimi 10 anni di campionato di surfcasting in Italia!

Le nostre informazioni parlano di prede enormi e superforzute e le attrezzature che possediamo ci danno fiducia soltanto per la cattura dell’esca viva.

Incontro Alessandro Righini che mi presta una canna seria e mi consiglia su ami, cavetti, etc. Anche l’Estremo si fa prestare la canna da Over 200 uso alle gare di lancio.

Ci facciamo in casa i tubi portacanne con materiale edile e partiamo.

Prima volta da terra. Con pochi spiccioli compriamo da un ragazzino una decina di “ocho largo” da usare come esca e ci incamminiamo verso il lato destro della spiaggia di Santa Maria che come un’enorme mezzaluna sembra abbracciare l’oceano.

Svitati i portacanne l’Estremo è disperato: si è schiacciato l’anello del cimino ed è dispiaciuto per il suo amico che gli ha prestato la canna.

Piazziamo i puntali e lanciamo, mentre il sole tramonta.

Le mangiate arrivano subito: qualche padella, una slamata e finalmente arriva un bel pesce in canna.

E’ fortissimo, non ci sono abituato e temo di non tenerlo.

Il buio arriva velocemente ai tropici e dopo una lunga lotta riesco a spiaggiare un bello squalo con gli occhi fosforescenti sotto la luce della frontale.

L’Estremo fa le riprese con la telecamera, mi aiuta a slamarlo ed a liberarlo.

Poi torna alla sua postazione… ma non la trova.

Si guarda intorno, si gira verso di noi e dice: “Basta con gli scherzi, dove avete messo la mia canna?”

Noi lo guardiamo, pensando che non doveva esagerare con il Grogue.

Ora l’attenzione cade sul portacanne divelto e su strane strisciate che segnano il bagnasciuga degradando verso il mare.

Allora capiamo che la canna è in oceano portata via non certo da una mormora.

L’Estremo filma i segni lasciati dagli attrezzi sulla sabbia, che disperatamente tentavano di salvarsi con le unghie dalla prepotenza del mostro mentre gli risucchiava in mare.

Per consolarlo gli dico: “Bè cerca di vedere il lato positivo della storia: non dovrai dire ad Over 200 che gli avevi piegato un anello…!”

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2) MANIFESTA SUPERIORITA’

Pontile di Santa Maria, il “mitico pontile”.

Sabiki per fare le esche vive e teleferica su piombo spike.

Sotto il pontile,con le sue assi mancanti attraverso le quali vengono gettati dai pescatori locali i resti della pulitura dei pesci, ci sono milioni di pescetti che ad ogni calata saturano tutti gli ami dell’artificiale.

Qui usano catturarli con amo nudo con sopra della carta stagnola, oppure un piombino spiattellato come fosse una foglia argentata.

Attesa,come sempre non lunga, ed il cimino si piega in modo progressivo e profondo.

Prendo la canna incastrata fra le assi e ferro deciso. Dall’altra parte reazione tranquilla di una massa consistente, che si avvia senza scatti verso il largo.

Il mulinello cede filo senza accelerate né interruzioni.

La bobina è già oltre il 50% quando stringo per la prima volta la frizione: mezzo giro così tanto per fargli sudare un pò di più la lenza che si porta via.

Nulla cambia, non la velocità non la tranquillità dell’avversario.

La bobina comincia ad immiserirsi; stringo e nulla, stringo e nulla (se non si considera l’arco della canna ed il calore del mulinello che aumentano assai.)

“se ne va,se ne va” dico a Dorado che osserva la scena accanto a me e guarda preoccupato la curva della canna che è la sua.

Do una decisa strizzata alla frizione, di quelle che normalmente si concludono con lo schiocco del nylon che si rompe e che nel mio caso dovrebbe essere una fucilata visto il diametro che sto usando.

Niente , non succede niente, se ne va come un trattore, senza una testata, un’accelerata, un cambio di direzione.

Arriva al nodo di bobina e rompe.

Rimango in silenzio con il mulinello vuoto ma caldissimo.

E’ la prima volta che vengo sbobinato. Ho perso per manifesta superiorità della preda.

Onore alla preda.

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3) PAPERISSIMA A SAO NICOLAU

Sao Nicolau finalmente! Una settimana di pesca è la carota che mi fa correre per 358 giorni l’anno.

Anche questa volta abbiamo portato l’attrezzatura per pescare da terra ed in quantità industriale.

Poi succede che dopo 8 ore di traina in oceano, sotto il sole tropicale,combattimenti con marlin , ritorno in albergo, doccia, cambio e cena con vinello bianco, la voglia di andare a pescare dal molo non è poi così tanta.

Una sera però vogliamo provare, non fosse altro per giustificare tutto quello che abbiamo portato fin lì.

Con un pezzo di fegato di wahoo ho preso uno strano pesce arancio e marrone con occhi fosforescenti, subito innescato con doppio amo, cavetto acciaio, 200 mt di lenza del 50 di quello buono, canna tecnofish ripartita in 3 pezzi che l’Estremo mi aveva generosamente prestato.

Arriva mezzanotte, sbadigli, scambio di occhiate con il Maso per concordare di sbaraccare tutto ed andare a letto. Dopotutto domattina si riparte in barca.

Il vettino comincia a vibrare, tocchettare. L’esca ha paura. Infatti assistiamo ad una partenza da manuale, seguita da una ferrata bella “pastosa”

Il mostro parte deciso verso l’uscita del porto; non posso fare nulla per fermarlo.

Il molo del porto finisce con un faro protetto da enormi massi e tripodi in cemento.

Ed è lì che il nostro avversario struscia la lenza, mentre cerca il mare aperto.

Stringo la frizione e tiro, stringo e tiro ma non lo piego.

Poi l’esplosione del primo innesto con i due pezzi superiori che vengono proiettati come un giavellotto nel mare.

Il pesce è ancora in canna (volevo dire moncherino) ,il Maso,ridendo, prende due stracci, afferra la lenza e comincia a tirare a marcia indietro mentre io, subito dietro di lui, recupero la lenza con il manico ed il mulinello.

A lungo facciamo avanti e indietro sul molo, con alterne vicende, piegati dallo sforzo e dalle risate: “Sembra di essere a paperissima” dice il Maso.

E’ un nutrice bello tosto: 30-40 kg o più ( non lo sapremo mai) che quà chiamano Gata.

Finalmente il nutrice strappa sugli scogli e ci manda a letto con grande felicità del Maso che, evidentemente, quando diceva :”di giorno attacco al rostrato, a cena attacco al crostaceo e dopo cena attacco al “felino” non intendeva certamente riferirsi alla “Gata”…

Questi racconti faranno sicuramente sorridere il nostro Vastano, una cosa però è certa: a Cabo Verde i pesci ci sono e spesso sono anche brutti e cattivi specialmente quando ci svuotano , rompono e portano via la nostra attrezzatura.

Non sempre si può vincere, bisogna saper perdere come strillavano i Rocks

Paolo Iacopini detto il Boss

The predator fishing club

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Pubblicato da Raccontidipesca

Pescatore e blogger per passione ! Nel tempo, ho sperimentato diverse tecniche di pesca, dal surf casting al legering al bolentino,passando dalla bolognese all’inglese, sia in acqua dolce che in mare. Ho seguito l’evoluzione della pesca “moderna”, come lo spinning e l’eging, con le varie sottospecie come il light rock fishing. Grazie agli articoli e ai post che pubblico, ho avuto il piacere di entrare in contatto con numerosi pescatori e appassionati che mi supportano nella scrittura, condividendo le loro esperienze, scoperte, tecniche, novità e suggerimenti. Da più di dieci anni scrivo e condivido le mie avventure di pesca con voi, nella speranza di ispirare e coinvolgere in questa meravigliosa attività. Attraverso il blog e i vari canali social ,come un gruppo e una pagina su Facebook , instagram ,Twitter, Pinterest . Spero che il mio entusiasmo sia contagioso e che, insieme, possiamo continuare a imparare, condividere e goderci la bellezza della pesca. Percorrendo la strada della ricerca dell’aggiornamento e della condivisione cerco di promuovere e condividere la pesca in tutte le sue forme , nel rispetto dell’ambiente e della natura cercando di far conoscere questa difficile parola che è il catch e release. A presto, amici pescatori !