Minnow

By Raccontidipesca

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Minnow

E’ il momento di occuparci degli artificiali più’ vicini alla realtà,forse i più rappresentativi e tra i piu’ difficili da usare bene : i minnow.

Non è azzardato dire che esche somiglianti alla forma di un pesce hanno goduto della fiducia anche di coloro che vissero lo spinning da pionieri ;

Un pò di storia

Si usarono ondulanti molto simili alla forma in questione , ed “accessori” come squame ed occhi non facevano difetto nella fantasia dei costruttori di allora .

Poi si realizzarono i devon, la cui silhouette allungata ,anche se tonda, richiamava inequivocabilmente un pesciolino.

Successivamente si arrivò poi a realizzazioni in resina e celluloide vicinissime agli standard attuali , ma il tutto stentava a decollare , perché ai molti ingegnosi antenati del minnow mancava il “soffio di vita”.

vedere un artificiale sotto il pelo dell'acqua

Il loro nuoto in acqua non aveva verosimili assonanze con il naturale movimento dei pesci nel loro elemento naturale, mancava il dettaglio determinante che ne regolasse anche direzione e profondità: la paletta inclinata , posta sotto la bocca dell’artificiale , si incaricò di dar vita a quell’inerte pezzo di legno scolpito da Lauri Rapala.
La paletta realizzata in plastica trasparente o in metallo;oltre a far nuotare il pesciolino , ne regola anche la profondità, lavorando sulla sua inclinazione .

esche da Light rock fishing
esche da Light rock fishing

Oggi abbiamo raggiunto traguardi notevoli e disponiamo di artificiali veramente catturanti un po’ in tutte le occasioni, a patto di conoscere le “avvertenze e le modalità d’uso”.

Come sono fatti i minnow

Vedendo le confezioni di un artificiali sembra di leggere la ricetta di un medicinale ; Niente paura ,con un minimo di buona volontà impareremo l’uso corretto di questo basilare gruppo di artificiali.
Innanzitutto precisiamo che i minnow possono essere costruiti in legno (balsa,cedro,abete,ecc.) o in plastica : nel primo caso, data la duttilità costruttiva del materiale ,abbiamo una plasticità d’uso notevole ed equilibri lunghezza-peso invidiabili.

Il legno è più “tenero” ed anche se viene isolato con più strati di vernice dall’azione dell’acqua ,tuttavia , in caso di urti, le abrasioni possono arrivare in profondità mettendo a nudo la fibra naturale ed esponendola a danni come rigonfiamenti,perdita di assetto e galleggiabilità.
La plastica ,ed in particolare quella dell’ultima generazione , possiede qualità di robustezza, elasticità e ovviamente impermeabilità; queste caratteristiche rendono possibili realizzazioni con pesi e volumi interessanti e alternativi.
Nello spinning marino la lunghezza utile va dai piccoli minnow di 3-5 centimetri, usati anche con l’aiuto di galleggianti piombati, agli 11-13-14-19 centimetri autosufficienti nel lancio grazie al loro peso.

I tipi di minnow

La lunghezza dell’artificiale introduce un’ulteriore scelta:galleggiante o affondante?

I modelli galleggianti dai 5 ai 13 cm vengono comunemente usati in tutte le occasioni in cui si insidiano i pesci in superficie o nelle vicinanze della stessa.

Li lanceremo a raggiera davanti a noi,sondando cosi ,velocemente vaste porzioni di mare ed usandoli sia in progressione di peso e lunghezza.

Adoperandoli si noterà subito che i modelli “floatting” nuotano meglio e risultano più adescanti,ma sono piuttosto leggeri anche nei modelli più grandi.

Sono perciò più difficili da lanciare,specialmente con il vento a sfavore.

I minnow affondanti possono presentare la paletta metallica con anelli no di attacco della lenza inserito nella stessa.

Ovviamente pesano di più ,per esempio,un cm 9 galleggiante pesa gr.4,5, il corrispondente cm 9 affondante gr. 19;

Però sono meno brillanti nel nuoto: teniamo a mente che stiamo parlando di spinning e non di traina.

Con la tecnica del count-down ci consentono di arrivare a tutti gli strati d’acqua intermedi,una volta che l’artificiale arriva dove desiderato,iniziamo un mentale conto alla rovescia prima di cominciare il recupero vero e proprio,aumentando di volta in volta il conteggio arriveremo progressivamente a profondità maggiore , sino a sfiorare il fondo.
Una cura particolare va riservata all’osservazione della paletta, in pratica responsabile del nuoto del minnow: più è lunga più lo porterà in profondità.

Anche l’inclinazione determina il nuoto e la resistenza al recupero, empiricamente più la paletta ci appare dritta, più diminuirà l’affondamento,incrementando però le vibrazioni emesse. Sta a noi scegliere, di volta in volta ,il tipo più adatto.
Rimane da vedere quali siano i colori più efficaci.

Non sono molti,almeno in mare ,anche se nelle vetrine se ne vedono ormai “di tutti i colori”.

Nella nostra disciplina useremo colori : azzurro-argento, argento-nero,sgombro e testa rossa.

Oltre e tutta una questione personale , di prove fatte sul luogo di pesca ,anche perché sui colori va fatta una breve (sarebbe lunghissima) precisazione .

L’acqua del mare assorbe le componenti colorate del cielo assumendone anche il colore, l’assorbimento aumenta con la profondità modesta, i colori subiscono un totale viraggio, per esempio il rosso diventa nero.

Il fenomeno si accentua con condizioni di luce precarie, ne conviene quindi, che è più giusto affidarsi alle caratteristiche d’insieme dell’esca , cioè forma e nuoto ,traducibile anche in onde sonore a bassa frequenza che simulano un organismo vivente.
Per rispondere completamente alla serie di dubbi che assalgono il lettore non dobbiamo scordare di definire se usare modelli snodati o monopezzo.

Personalmente mi oriento su modelli snodati galleggianti per situazioni di superficie o in foce , usandoli nella pesca mirata a predatori come spigole e lecce, in quanto la simulazione dell’ anguillina o aguglia è determinante;

Riservo i modelli monopezzo, nelle dimensioni più piccole ,usandoli nei confronti di sgombri o aguglie ecc. questa ovviamente non e una regola ,ma solo una osservazione sull’impiego più redditizio ,a cui io stesso opero variazioni.

Scritto da DAVIDE MONA per Raccontidipesca

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Pubblicato da Raccontidipesca

Pescatore e blogger per passione ! Nel tempo, ho sperimentato diverse tecniche di pesca, dal surf casting al legering al bolentino,passando dalla bolognese all’inglese, sia in acqua dolce che in mare. Ho seguito l’evoluzione della pesca “moderna”, come lo spinning e l’eging, con le varie sottospecie come il light rock fishing. Grazie agli articoli e ai post che pubblico, ho avuto il piacere di entrare in contatto con numerosi pescatori e appassionati che mi supportano nella scrittura, condividendo le loro esperienze, scoperte, tecniche, novità e suggerimenti. Da più di dieci anni scrivo e condivido le mie avventure di pesca con voi, nella speranza di ispirare e coinvolgere in questa meravigliosa attività. Attraverso il blog e i vari canali social ,come un gruppo e una pagina su Facebook , instagram ,Twitter, Pinterest . Spero che il mio entusiasmo sia contagioso e che, insieme, possiamo continuare a imparare, condividere e goderci la bellezza della pesca. Percorrendo la strada della ricerca dell’aggiornamento e della condivisione cerco di promuovere e condividere la pesca in tutte le sue forme , nel rispetto dell’ambiente e della natura cercando di far conoscere questa difficile parola che è il catch e release. A presto, amici pescatori !